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 Dentro di sé Carla continuò a sognare le foreste, i cacatua, le banane, i carnevali, gli assassini ed ogni altro stereotipo europeo che riguardasse la vita nei paesi a cavallo dei tropici. Si abbonò a riviste la lingua delle quali gli appariva più che oscura anche se non l'ammise mai ed anzi derideva suo padre quando tentava di penetrarle al di là delle foto mentre seduto davanti alla porta di casa stava voltato verso ovest aspettando quel tramonto che fin da piccolo si era dispiaciuto non si risolvesse nel mare.

   No, non incontrò mai quel suo inesistente fratello arduo davvero a spiegarsi semplicemente perché non aveva mai nuotato con le pinne né sua nonna l'aveva mai rincorsa sulla spiaggia sventolando un asciugamano con impresso il volto di Charlot.

  Quando perciò partì non ebbe nessun fantomatico Carlo che la rimpianse anche se i ragazzi di Rio continuarono per molti anni a parlar di lei e forse sarà stato perché era bionda o era bella chissà ma poi smisero altri argomenti premevano alle porte dei bar, ma dunque dicevamo che alfine se ne andò non all'improvviso certo poiché già da tempo lei sembrava fosse altrove, realizzò questo suo sogno strano, aveva ventitré anni complimenti alla madre le disse il capitano non appena la vide e se ne andò verso il Sud America appunto, il luogo dove narrano esistano le pianure.