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 Fu durante la sessione estiva degli esami che Carlo conobbe Eva. Niente da dire una bella ragazza cosce da estati del nord seni esuberanti da stringere come piaceva a lui fianchi da mozzare il fiato. Insomma una vera meraviglia. Aveva solo un unico difetto un piccolo peccato c che si annidava dentro la sua anima ma Carlo sopraffatto da tanta esuberanza non poté farci caso quel giorno in cui lo invitò a studiare con lei per preparare un esame né se ne accorse in seguito o meglio quando lo fece era già troppo tardi per salvarsi.

 Il peccato di Eva consisteva nella sua ubiquità. Non in quella fisica poiché in fondo entrambi vivevano nell'orbita della facoltà e lì a Pisa tanto lontano non si poteva neanche andare  ma in quella sentimentale e non poteva davvero farci proprio niente era il suo modo di amare che modo strano ma tanto affascinante lui le diceva.

   La loro storia d'amore non fu così molto regolare se per regolarità si intende l'assiduo ed unilaterale frequentarsi ma c'è chi lo confonde con la noia e loro in fondo erano così. Loro, sì, perché anche Carlo andò lentamente imparando le attrattive di un rapporto così stravagante e chissà che poi in fondo non si riducessero tutti a quel modello solo che la morale impediva di mostrarlo, praticarlo, ed allora Eva non sarebbe stata altro che sincera. Tanto fece che se ne convinse.

 Il primo tradimento di Eva, o almeno il primo che lui scoprì, fu con un ragazzo che frequentava il loro stesso corso, Giulio, un pezzo di marcantonio che faceva impressione ma forse fu soltanto perché era biondo e tale era appunto il suo soprannome anche se oggi nessuno si ricorda più del perché Giulio veniva chiamato "il biondo" e non perché si sia tinto i capelli ma a causa dell'impossibilità materiale di farsi il ciuffo la mattina. E' anche vero però che a tutti succede e che i capelli fanno parte di pii desideri di una gioventù che se n'è andata, i capelli assieme alle cinquecento bianche, ma in fondo qui tutto questo non importa, già personaggio di sfondo Giulio con la sua criniera allora davvero leonina e la sua moto rossa figuriamoci poi la sua attuale calvizie quanto possa interessarci.

  Quando uno comincia non riesce più a fermarsi, come il cacao per i golosi e la dinamite per i dinamitardi il tradimento per i fedifraghi è cosa alla quale non possono rinunciare e che quindi coscienziosamente praticano poiché, come tutte le arti, anche l'infedeltà ha bisogno di applicazione al fine di ottenere i migliori risultati possibili. Sicuramente Eva aveva già fatto esperienza nella difficile arte poiché Carlo, ad esser generosi, si accorse sì e no di un dieci per cento delle sue marachelle. Ma non gli importava, no, lei era così deliziosamente ingenua quando gli confessava i suoi peccatucci, pochi certo rispetto all'imponente mole effettiva, che lui neanche riusciva a sgridarla. All'inizio in verità qualche volta ci provò ma forse sarà stato perché lo faceva con troppo poca convinzione oppure cos'altro e, visto che otteneva solo di litigare decise di smettere: forse gli piaceva proprio così, sempre pronta a saltare al collo di qualunque uomo le piacesse in barba sia ad ogni morale che ad ogni pudore.

  Niente da dire, d'amore si trattava poiché in quell'anno e mezzo che durò la loro storia Carlo fu felice, eccettuati gli in fondo insignificanti ricorsi a calmanti e pastiglie allevianti il dolore di un'insorgente ulcera gastrica. Niente certo in confronto alla soddisfazione che provava quando la stringeva fra le braccia. Sennonché il diavolo, certo chi altri poiché Carlo dèi non ne aveva, ci mise la coda facendogliela portare un giorno a Rio per vedere il mare che forse ad un profano sarebbe sembrato uguale  a quello di fronte a Pisa, ed infatti anche a lei parve così, erano altre le cose che la interessavano, ma certo per lui non era lo stesso e neanche un poco simili gli parvero tutti gli altri che di lì  a poco avrebbe iniziato ad incontrare. Ma non affrettiamo i tempi. Dunque la portò a Rio, e da allora tutto precipitò.

  Sarebbe stato troppo facile che lei si innamorasse del paese e con esso anche dell'infanzia che Carlo vi aveva trascorsa, troppo facile che tutto si riducesse magari a qualche corteggiamento non rifiutato degli uomini di Rio. Carlo si accorse del baratro dopo alcuni giorni che erano arrivati nella casa sul mare, sì, certo, quella dopo la curva, dove stranamente per come va il mondo il giardino non dava sull'acqua.

  Fu la sera del terzo giorno che l'imponderabile, nessuno anche mente acuta avrebbe davvero potuto indovinarlo, avvenne. Nicola stava guardando in televisione un film con Alec Guinness, baronetto inglese dalla cui flemma senza dubbio avrebbe avuto bisogno, quando Eva entrò in quella che loro chiamavano stanza di proiezione per parafrasare altri luoghi, altri tempi e passioni. Ma dunque Eva entrò e, purtroppo, lo sguardo con il quale lo trafisse era del tutto inequivocabile. No, Nicola , quel Nicola,     non ce la fece; se fosse stato un altro avrebbe potuto, ma lui  quasi istantaneamente si arrese.

 Neanche importa poi tanto descrivere ciò che in seguito accadde basti solo accennare di sfuggita che Elena e Carlo se ne andarono da Rio, lei per trasferirsi nuovamente nel paese dove era nata, provincia di Grosseto, e lì almeno c'era il grano, lui per un breve periodo la seguì ma poi non ce la fece più a rimanere. Carlo non sapeva ancora che il mondo era rotondo o almeno ne aveva la sola nozione peraltro vaga imparata a scuola, non immaginava neanche che, dal punto di vista opposto a quello dei fuggiaschi la zona più lontana che sia possibile raggiungere, almeno finché non avranno applicato il motore a fusione nucleare alle astronavi, e poi in fondo anche l'universo è circolare, è quel pezzetto di suolo, magari d'asfalto, magari d'infanzia, posto immediatamente alle nostre spalle, non lo sapeva ancora e forse mai ebbe il tempo d'impararlo, e così fuggì, lontano dai campi di grano che in lui suscitavano solo ricordi d'estati a Roccastrada, ricordi dei nonni e quindi rimpianti, lontano da quel padre che sperava di non dover mai più incontrare, ma stavolta non verso il Sud America, terra di jagunços e puttane ma in direzione di un altro Sud da lui bramato in considerazione del fatto che un esilio più è aspro più è efficace, e forse aveva anche ragione, considerazione filosofica dettata certo dalla delusione ma non del tutto da sottovalutare poiché tendente ad una certa forma di verità, verso il Sud dell'Africa insomma, luogo perfetto d'espiazione poiché, e su questo non c'era dubbio aveva ragione, la stupidità è il più grande dei peccati.