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II secondino arrivava puntualmente e scandiva così le loro giornate. Non foss'altro li avevano messi entrambi nella medesima cella. Certo, i primi tempi non furono facili, trent'anni appaiono una mole di tempo immensa a chi attenda il suo epilogo, e poi tutti e due erano nati sul mare e questo complicava ulteriormente le cose, l'azzurro non tanto lontano poiché era davanti alla finestra e forse era anche peggio il poterlo soltanto vedere senza partecipare della sua immensità e dei suoi frutti lucenti d'argento oro e topazio e tutto questo non per scelta magari per quella di una partita a carte o di una vacanza a Siena, ma per quell'ossessivo obbligo derivato in fondo da un'analisi   del tutto superficiale della vita che loro compirono quel giorno divenuto adesso evanescente e nebuloso come l'aria delle mattine d'inverno quando verrebbe voglia davvero quei poveri pesci di lasciarli stare a pisolare sui fondali melmosi.

 Nicola l'incontrò durante il periodo scolastico che trascorse a Piombino, Andrea era nato a Fetovaia e fu proprio lì, anche se i luoghi in fondo non hanno importanza, dentro alla casa rossa col pergolato che dava direttamente sugli scogli del porto, che loro decisero quell'avventura che li avrebbe portati poco lontano sì, poiché l'isola grande non era, ma in un luogo infinitamente remoto dove dalla vita non ci si attendeva altro che trascorresse, fosse solo per dimenticare quel giorno fatale.

  La casa rossa dava quindi sul porticciolo, solo barche di pescatori niente traghetti o aliscafi là a Fetovaia, la signora Luisa che non si era accorta di aver generato un serpe come poi testualmente riferì ai carabinieri stava preparando il caffè del secondo pomeriggio poiché com'è notorio il caffè ricorda in qualche modo l'Atlantico, quando Andrea se ne sortì con quella proposta folle di rapinare una banca di Portoferraio su informazioni di un non mai meglio definito complice. Ma sei sicuro che ne valga la pena gli disse Nicola, forse no rispose lui ma che la vale forse la prospettiva di uccidere pesci, e dai  fondali si levò un silenzioso mormorio d'assenso, oppure magari quella di aprire un bar, e Nicola anche se interdetto sull'ultima affermazione gli diede pienamente ragione forse per non contrariarlo ma magari lui l'aveva detto così tanto per dire,  chissà, forse entrambi lo fecero per far piacere all'altro, per onorare quell'amicizia che da allora davvero mai sarebbe finita ma che avrebbe per sempre avuto un opprimente peso sulle sue possibilità di felicità e in fondo chi se ne frega direbbero gli scettici poiché peso o non peso resta il fatto che rimasero insieme, già, tutti e due avvolti da un destino che però non sarebbe riuscito a schiacciarli o, almeno, a seconda delle possibilità, che non avrebbe schiacciato entrambi.

  Sì, perché nel concetto di carcere è insito anche il suo opposto e cioè l'evasione.

 

   

All'inizio sembrava davvero impossibile, folle proposta si  vede proprio che siete nati sul mare dicevano tutti gli altri detenuti, magari uscire dal forte sarebbe quasi possibile ma resta il problema da non sottovalutare di andarsene dall'isola. L'avvocato Spadoni che, sia per dovere professionale che per le spinte anche fisiche esercitate dall'intera popolazione di Rio  forse non tutti d'accordo, bè almeno quelli che andavano al bar, aveva preso le loro difese, si sforzava di convincerli anche lui puntando sul fattore acqua, a meno che, un giorno disse, uno non abbia un complice che lo aspetti con una barca, ed allora entrambi guardarono lui e l'avvocato ebbe quasi paura ma gli riuscì in un qualche modo di scansarla.

  All'inizio il direttore restò stupefatto, non poteva proprio crederci. Ma come avevano fatto mai i carabinieri, con tutte le loro motovedette, i loro cristi di radar, e come si è notato il nervoso lo faceva scendere verso il turpiloquio, come è stato possibile che non gli sia riuscito individuare una barca? Sì, una barca, da pescatori appunto, e una volta raggiunta la costa via via via via senza mai più tornare a Rio.

  Ne evase solo uno però, Andrea non aveva avuto il coraggio di tentare, magari si sentiva in colpa e voleva espiare, sì don Giuseppe è anche possibile, e così rimase solo nella fioca luce che l'inverno mandava dentro al forte, l'inverno certo, non c'era stagione migliore per approdare a Rio de Janeiro.