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 Sì, Rio gli mancava. Non aveva immaginato che il distacco potesse essere tanto amaro. Non che pensasse a qualcuno o qualcosa in particolare, non a Laura oppure agli amici, ma un po' a tutto, ad ogni piccola parte della sua vita che si era svolta in quel paese di mare, uguale a tutti gli altri anche di terraferma certo, ma diverso per quel particolare piccolo per tutto il mondo ma enorme per lui che era in fondo la sua infanzia, quel lunghissimo episodio della vita che arrivati ad un certo punto non si può far altro che pensarlo o magari rimpiangerlo. L'infanzia è in effetti per certe persone uno stato di grazia eterno che viene continuamente reinventato e sperimentato,  solo che in certi momenti specie di fronte all'oceano non sempre si può fare a meno di ripensare i suoi trascorsi episodi che lì per lì magari neanche ti erano troppo piaciuti ma che la lontananza trasfigura.

  Così Nicola, in quella sera perduta da città di mare dove è sempre estate, appoggiato alla balaustra arrugginita che  difendeva la metà inferiore della sua finestra grande come se si trattasse di un apertura su un parco ed invece c'era sotto solo il vuoto della città, pensava a quello che neanche il diavolo sarebbe mai riuscito a restituirgli. Più che ricordi, frammenti, un ciclomotore rosso e in salita la ragazza sul portapacchi doveva essere magra, la sala da ballo di Portoferraio dove ti conduceva ogni domenica la corrente e la biglietteria era in comune col cinema che però apriva solo di notte e ritornare a casa era  sempre un problema, le ciliege nei campi del priore dove solo dopo la mezzanotte non si rischiava una fucilata a sale, il primo amore e certo quello non poteva mancare così bionda e svagata chissà come aveva fatto a piacergli, la cinquecento verde dio che colore orrendo ma era usata e non lo poté scegliere, le gite sull'isola che come da repertorio si risolvevano sempre in un girotondo, le madri di ogni suo amico e sfortuna volle davvero che strano che non ci fossero invece mai sorelle, i locali notturni di una sua successiva infanzia con i nuovi amici  ai quali fece conoscere Rio e chissà se mai piacque loro e poi le fidanzate, le barche, i pesci, il mare, quel mare.

  Si alzò che non sapeva neanche che ora era, per quanto riguarda poi il giorno era un problema che da tempo aveva eliminato, l'anno, infine, presumeva di poterlo indovinare ma poiché i suoi tendevano ad avvicinarsi a troppi preferiva non affrontare di frequente la questione. Eppure il secolo si, quello sapeva perfettamente qual'era, traccia di illusioni giovanili o di tessere di partiti socialisti Nicola non poteva dimenticare né la data della rivoluzione d'ottobre, freddo novembre delle pianure del loess, né un mucchio di altre, ed era cosi che la cospicua somma che si trovava metaforicamente nelle sue tasche ma in realtà era in banca naturalmente gli dava come un senso di disagio o, meglio, di colpa. Certo, lui non era direttamente responsabile della povertà che si vedeva attorno solo che, per uno strano scherzo che si realizza sovente nella natura degli uomini troppo deboli verso il proprio destino, egli non tentò neanche di alleviare quelle sofferenze che lo circondavano ma anzi imboccò una strada che tendenzialmente portava da tutt'altra parte.

 

                 

 

 Suo nonno diceva che un gatto può essere "mangiapane a tradimento" ed i suoi anche se stranieri certo rispecchiavano profondamente quella verità magari da fienili d'estate dopo aver bevuto un litro di vino a testa che bello diceva ripensandoci che allora neanche ti faceva un po' di male. Stella e Marianna erano accucciate proprio di fronte a lui, sguardo accattivante mentre entrambe fingevano il dormiveglia, erano proprio belle niente da ridire e Nicola in fondo perdonava loro ampiamente i modi distaccati, la ben poca tolleranza verso le carezze. Se avesse avuto un cane. Sì, lo avrebbe seguito sempre, costantemente accolto al suo ritorno con guaiti di felicità, scodinzolando e se fosse stato un po' grosso magari quel vaso accanto a Stella non ci sarebbe stato più. No, preferiva ampiamente loro e se non volevano stare in grembo e la televisione preferivano guardarla insieme a lui ma dalla sedia accanto non c'era da farne un dramma. Squillò il telefono, Marianna si alzò e a Nicola parve lo avesse fatto un attimo prima che il suono arrivasse, ma fu soltanto un'impressione fuggevole che svanì ancor prima di afferrare il ricevitore. Niente di importante, solo Francesca che chiedeva un appuntamento per quella sera. Ma caro Nicola, cosa ti saresti mai potuto aspettare di altro, forse un amico di Rio appena arrivato col piroscafo del giovedì?

  No, lo so benissimo che non sarebbe più possibile. Certo, lo sai, e devi ammettere finalmente con te stesso che il problema non è certo la lontananza o il non aver mai scritto a nessuno bensì che sei diventato un altro. Ma sì, al diavolo le illusioni di mare ed il volersi convincere che il denaro non muta né carattere né comportamento alla sua occasionale vittima. Sono cambiato, è vero, e seguirò il corso della mia nuova vita accettandolo pienamente ma quella consolazione me la dovete lasciare se solo vi resta un po' di pietà: a Rio non sapranno mai ciò che sono diventato.

   Certo, parlare con delle gatte è operazione che potrebbe far trasalire l'osservatore di turno, ma non si stupisca  eccessivamente il lettore che spesso le riflessioni sono più    amare della realtà, subentrano in esse magari sensi di colpa infantili a parte tutto però truffare sul prezzo il tuo migliore amico quella proprio non la dovevi fare e anche se avevi solo sette anni non è proprio una scusa, la lontananza poi accentua l'amarezza ed ai sentimentali provoca nostalgia persino delle  cose negative e poi, in fondo, spesso una gatta sa affrontare meglio la discussione di un negoziante, no, va bene, non certo di un barista ma per favore non divaghiamo eccessivamente e poi è quasi ora di cena e Francesca sta aspettando. E allora vai. Certo, vado.

    Neanche il tempo di radersi perché era davvero in ritardo, Nicola uscì dalla casa al 37 di Rua do Ouvidor, l'accogliente appartamento che le gatte avevano scelto quando gli scapparono dal cestino mentre dalla pensione Anita le trasportava dal veterinario per la vaccinazione. Si ricordava ancora della faccia della padrona di casa che si era vista entrare di corsa in giardino due gatte con al rimorchio un uomo che lanciava bestemmie in lingua straniera, però qualcosa capì, tanto da farsi il segno della croce e da dover essere corteggiata una settimana prima di decidersi ad accontentare lo strano terzetto, le gatte mi piacciono, non se ne vogliono andare, le potrei tenere con me, non se ne parla nemmeno rispondeva lui cercando di controllarsi, ma quel che conta è che alla fine la spuntò e la signora Luciana non era poi neanche tanto male, specie le figlie, ma di quale Nicola stiamo parlando che guarda pure le ragazzine e con occhi neanche tanto puri?

 E' un repertorio consunto, va bene, ma l'amante dei due il più desiderato è solito non arrivare puntuale agli appuntamenti e così Francesca erano già venti minuti che lo stava aspettando. Ventotto anni compiuti il mese prima, Nicola la guardava da lontano mentre arrivava in Praça Mauà dove lei era seduta su una panchina, di spalle. Da quando si erano conosciuti fissavano sempre lì i loro appuntamenti e forse perché era il luogo dove si erano incontrati o più probabilmente per la mentale pigrizia di Nicola ad orientarsi definitivamente in quella città, certo avrebbero potuto qualche volta incontrarsi nei rispettivi appartamenti ma Francesca viveva con i genitori ed a lui non andava di incontrarli mentre da parte sua non gli era ancora riuscito di convincere la signora Elena a tollerare la presenza di una donna nel suo appartamento; in un momento di sconforto per quella assurda cocciutaggine aveva persino tentato una similitudine con le gatte, in fondo sono femmine anch'esse, operazione che naturalmente non aveva sortito alcun risultato se non un'alzata di spalle come corollario ad una risata per niente incoraggiante. Ma torniamo a Francesca, che era di spalle. Certo, per altri, per altre direzioni, l'impatto con quel bellissimo corpo sarebbe stato il davanti, il volto, il seno, ma Nicola ormai aveva preso l'abitudine di coglierla di sorpresa, appunto, alle spalle. Sicuramente questo era dovuto agli scherzi d'infanzia che aveva coltivato con le sue due cugine, entrambe bionde che strano per un paese di mare, e probabilmente anche la scelta stessa di Francesca era dovuta al ricordo di loro poiché è risaputo non si scorda mai la fisionomia della prima donna amata, figurarsi poi se sono due.

 Ma lasciamo da parte i ricordi, sì, avvocato Spadoni, i rimpianti, ci arrivavamo anche da soli, mi piacerebbe sapere come mai tutti qui al bar vi interessate così tanto a ciò che in  quei giorni succedeva a Rio de Janeiro che la vostra visuale sul  Brasile si ferma alle tornite cosce d'ebano immaginate sulle spiagge di Copacabana mentre voi mostrate improbabili muscoli al sole dell'Atlantico, ma l'acqua è più fredda di qua, d'accordo, anche se siamo sul tropico del Capricorno, quasi, va bene,   suvvia non fate i difficili, sono pur sempre le onde dell'oceano, ma questo in fondo cosa c'entra, zitti un attimo, sì Franco, intanto portaci un amaro, e proseguiamo.

  Prescindiamo così dalle precise modalità di quell'incontro  che a quanto pare suscitano frenesie da incomprensione fin nella sala giochi, sì va bene le sento le risatine e cosa vorreste dire tutti, che magari voi non solo non l'avreste avvicinata di spalle  ma magari baciata o chissà che altro lì in mezzo alla piazza, proprio voi davvero, che annoiate le rispettive mogli o fidanzate con eterni dilemmi di calcio e con prestazioni amorose che esse definiscono fra loro da operetta tanto sono prive di sostanza. Ma suvvia non ci tratti così, per qualche battutina, in fondo non siamo altro che pescatori, cosa ne sappiamo noi del come si fa a colpire alle spalle una donna? D'accordo, fine della lite e, piuttosto, qualcuno riprogrammi il B 8, sì, Dirty Boulevard di Lou Reed, oppure forse c'è chi preferisce una canzone di Julio Iglesias che per il luogo siamo in tema? No? Bene, vedo che almeno su questo siamo tutti d'accordo.

  Dunque le fece paura, tu es muy necio, no ancora non si era abituata ai suoi scherzi, e del resto non lo avrebbe fatto mai, semplicemente perché Nicola non gliene avrebbe dato il tempo. Il resto della serata che trascorsero insieme è repertorio, con le strade di quella città che dall'alto sembra il palmo di una mano e chissà se loro seguivano la linea dell'amore, ma chi ci crede più ormai, e poi il problema di Nicola più che la passione era quello che nei fumetti di Walt Disney per Uncle Screwy è la fissazione permanente e cioè il denaro.

  Certo, detto così può apparire brutale. Ma provate un po' a mettervi nei suoi panni. Per fare una parabola comprensibile a tutti, d'accordo non siete scemi ma la faccio lo stesso, è come se un giorno in mare accanto ai soliti pesci incontraste un enorme e crudele pescecane: chi è in grado di dirmi quale sarebbe la sua emozione predominante, la passione estetica per quella meraviglia o la paura di essere divorato? Nicola era in una situazione simile rispetto alla sua vincita soprattutto proprio perché tentava di coglierne il lato estetico, abbracciare le possibilità di bellezza che almeno apparentemente essa era in grado di offrire. Se ce la fece o no, se si salvò o venne divorato, è cosa che però affronteremo un altro giorno, sì, signor Franco, lo abbiamo visto che ha già abbassato a metà la saracinesca.

 

    

 

 Il direttore della banca aveva capelli bianchi ed occhi cerulei maniere garbate buena dia senõr Luporini a che devo la sua visita ma sì certo dimenticavo il nostro colloquio telefonico e così lei vorrebbe investire il suo denaro, certo c'è chi dice che l'allevamento è operazione non troppo remunerativa ma almeno è sicuro e poi vuole mettere la vita in campagna, sì cara grazie per il caffè, quanto zucchero vuole signor Nicola, non si offende se la chiamo per nome, certo voi in Italia ci fate della bella concorrenza con le vostre macchine da bar, ma dicevamo i cavalli e, perché no, anche le mucche. Nicola si rese conto a malapena di aver firmato l'atto d'acquisto di una fazenda.

 

  L'ultima immagine di Rio fu il viale alberato che lo accompagnava verso la periferia e poi oltre lontano anche dal sinonimo della città che lo aveva visto bambino capriccioso ma in fondo i figli unici lo sono un po' tutti. Chissà come sarebbe stato vivere ad Atalaia, ma poi cosa importava aveva tutto il tempo necessario per scoprirlo e sperò di averlo anche per molte altre cose che adesso gli sfuggivano come il ricordo di Francesca che era divenuto improvvisamente labile, però, pensò, gli uomini sono davvero traditori.