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 Nicola quella sera era stanco. Stava disteso sul letto dondolando un po'. La stanza era uno spettacolo vero e proprio tanto era il disordine che vi regnava. Libri di Kafka sparsi ovunque, erano la sua ultima mania, sul comodino una cassetta video di " Via col vento", e non perché lui fosse particolarmente romantico, piaceva a Gabriela.

    Lei era nell'altra stanza che stava cucinando e tentando di far perdurare l'amore attraverso la realizzazione di un fantastico sugo. Beh, si sa, c'è modo e modo.

    Nicola quella sera pensava a Rio. Ma insomma, si puo sapere cos'è tutta questa nostalgia dei personaggi? Alla fine ci prenderanno per un paese dove nascono tutte persona dalla lacrima facile. Ma non fate i grossi, che non è il caso, bastano poche ore che siete tolti dalla vista del mare per farvi stare in ansia. E' vero, confermo, non a caso il gioco di specchi del mio bar me lo fa vedere mentre preparo il caffè. Grazie signor Franco, ma non c'era bisogno, li conosco anch'io e so che ogni tanto hanno bisogno di fare i duri, gli insensibili, forse è proprio crescere nei bar che obbliga a questo comportamento, chissà. Duri, insensibili, sarà. Però è vero che quando ha lasciato in carcere il suo amore non ha fatto neanche una lacrima, e adesso salta fuori con la nostalgia. E di cosa poi, visto che ha la libertà e pure Gabriela. Ragazzi, non ci mettiamo a discutere che annoiamo il lettore. L'animo dei personaggi è fatto così, è notoriamente leggero, e poi, diciamocelo, uno avrà pure anche il diritto di cambiare idea. Va bene va bene non insistiamo che poi alla fine magari lei brucia il sugo e sono capaci di dare la colpa a noi.

 Dunque quella sera Nicola era stanco, sdraiato sul letto e pensava a Rio. Senza contare il tempo trascorso in carcere ormai erano diversi anni che non la vedeva, romantica città abbracciata dal mare, anche se c'è chi dice sia soltanto uno stillicidio inesausto di speranze ed amori.

  Come da precedente appunto, episodio va bene, non facciamo i pignoli, il suo mestiere attuale rispecchiava quella parte della sua anima sconosciuta a tutti eccettuato Andrea ed ora naturalmente lei.

 E forse era proprio per questo che pensava al suo paese.

Agli anni insomma condotti nella norma, strafando un po' è vero, ma tuttavia sempre nel rispetto formale dei codici penali. Non che si fosse pentito, certo, neanche un po', ma era sempre curioso di ricercare nella sua memoria il punto esatto della sua vita in cui il suo carattere era cambiato.

    Ma anche quella sera non risolse nulla. Esercizio forse arduo, certamente poco efficace. Fu così che l'invito di Gabriela che stava reclamizzando il suo sugo lo distolse definitivamente dai pensieri rivolti al passato. E così l'uditorio sarà contento, appena un attimo di debolezza, solo malinconia passeggera.

    Come sei carino con questa camicia. Non c'era niente di meglio per metterlo di buonumore. E tu sei letteralmente affascinante con quest'abito attillato. Entrambi sapevano certo che uno degli ingredienti per il perdurare dell'amore sono i complimenti.

 Cenarono.

 Si guardarono spesso negli occhi.

 Lui la aiutò a lavare i piatti.

 Uscirono per andare al cinema, naturalmente un film comico.

 Ed era così oramai da quando si erano conosciuti.

 Non un momento di stanchezza e a volte a sera anche qualche Topolino invece di far sempre l'amore.

 Non c'è che dire, erano una coppia perfetta.

 Che avessero davvero trovato il modo di farlo perdurare, questo maledetto amore?

 

    

 

 C'era così a quel tempo, sulla superficie dell'ampia rotondità del mondo, almeno una coppia felice. E c'è chi giura ve ne siano anche a San Vincenzo, paese posto al di là dello stretto, senza golfo è vero ma assomigliante in modo straordinario a Bahìa.

   Immaginiamo per un attimo che non se ne sia mai andato, che non abbia mai fatto rapine né incontrato alcuna ragazza  ma semplicemente un giorno abbia preso il traghetto e, non appena sbarcato, si sia avventurato sulla strada del lungomare verso nord fino ad arrivare appunto al paese di San Vincenzo, cittadina naturalmente con porto anche se purtroppo quasi esclusivamente turistico. C'è da scommettere che lì vivesse almeno una Gabriella, ed anche che non fosse poi così difficile incontrarla.

 Sì, proviamo a cancellare l'oceano e ad aggiungere una elle a un nome. Se le cose rimarranno uguali sarà dimostrato che le consonanti di un nome femminile sono irrilevanti. Se solo qualcosa muterà focalizzeremo la nostra attenzione sui possibili disguidi derivanti dalla pronuncia di una lingua straniera. Se niente infine sarà uguale e addirittura cambierà il nome, vorrà dire che le lettere che negli anni ha scritte, anche se mai spedite, erano solo menzogne, subdole falsità per dimostrare l'inesistente, forse pietose bugie per illudersi sulla reale esistenza di una ragazza che si chiami così.

    Ma siamo sul viale della Principessa, abbiamo appena superato il bivio per il golfo di Baratti ed è una calda mattina di luglio. Giorno feriale, che almeno non ci sono le turbe di livornesi che se ne vanno al mare con i loro bambini, le l27 bianche, i cestini da pic-nic, le radio per ascoltare la partita, le creme abbronzanti: meglio non pensarci.

    Nicola fermò la macchina accanto alla torre in rovina, nel piccolo parcheggio prima dell'inizio delle pinete. Era quello il punto in cui la strada passava vicinissima al mare. Solo qualche decina di metri di macchia rada, una duna come argine e al di là l'acqua. Era così facile arrivarvi che aspettò un po' prima di incamminarsi, anche perché già da lì si poteva scorgere l'orizzonte. Si sedette sulla seggiolina pieghevole da pescatori che il nonno gli aveva lasciata in eredità ed appoggiò la schiena alla fiancata dell'auto.

    C'era pochissimo traffico. Nessun rumore lo disturbava. Poco distante un bambino giocava con i sassi dell'aiuola. Sicuramente vicino c'era una madre e lui l'amò ancor prima di vederla. Aveva l'innamoramento facile, d'accordo, ma bisogna anche ammettere che l'arte di far perdurare la passione amorosa è cosa che abbisogna di numerosi e continui esperimenti.

    Non sapeva ancora come si chiamasse, ma una cosa era certa: aveva i capelli lunghi e scuri. Nel frattempo il bambino era venuto a giocare accanto a lui e fu del tutto impossibile non parlarle quando lei con fare sospetto venne a prenderlo dicendogli di non disturbare il signore. No, non c'era bisogno di chiederglielo, sapeva gia il suo nome, e lo sappiamo anche noi.

    Le mattine d'estate, quand'era piccolo, lo vedevano presto presto dirigersi verso il giornalaio della piazza a controllare quali fumetti erano usciti. Quasi sempre non c'era niente di nuovo perché il traghetto che portava i giornali non era ancora arrivato. Ma era contento lo stesso, era l'ansia della novità che lo spingeva lì. Molto spesso infatti comprava. i giornalini e li metteva da parte senza leggerli subito. Era più bello averli lì, immaginare ciò che contenevano piuttosto che leggerli. Il bambino già intuiva che contenevano i percorsi della vita, quelle strade che anche se le sogni non arrivi mai a immaginarle nella loro complessità.

 Naturalmente c'erano i giornalai per ogni stagione. Come i periodi dell'esistenza anche le edicole hanno una loro ben precisa collocazione.

  Ma quelli che amava di più erano i chioschi di giornali dell'estate, quando finita la scuola se ne andava in vacanza dalle zie. I fumetti non avevano in sé niente di migliore, anzi, in quel periodo le pubblicazioni diminuivano in quantità e qualità. Era però l'odore dell'inchiostro fresco che col caldo aumentava la sua fragranza: dispiace dirlo, ma nessuna ragazza che amò possedette mai quel profumo così intenso.

A San Vincenzo di edicole ce n'erano diverse, ma in fin dei conti poco ci interessa. Il tempo trascorso non si raggiunge più e probabilmente Gabriella, quella Gabriella, faceva parte di una storia che il bambino per troppo amore aveva riposto così bene da dimenticarsi poi di leggerla.

 Resta il fatto che iniziarono a frequentarsi. Lei in vacanza, lei pure, non c'era motivo al mondo che li tenesse lontani.

  Ma Gabriella era sposata. Sì, Lorenzo aveva un padre.

  Non era poi una questione di moralità. Solo che appare difficile far perdurare l'amore di una donna se questa non ama te. Riflessione opportuna, caro Nicola, non c'è che dire.

   Se poi Gabriella amasse suo marito e quanto o magari per quanto, non è questione che possa interessare nessun frequentatore di bar né tantomeno noi già abituati a storie d'amore ben più intransigenti.

 Quindi si amarono, se si può lo stesso usare questo verbo in mancanza di espressione più appropriata, per tutto il tempo che restò prima delle mareggiate di settembre.

 Non fu in vero una passione da poco. Quei giorni al mare erano splendidi per tutti. Per Nicola che continuava a scrivere il nome di lei con una elle in meno. Per Lorenzo che aveva trovato un nuovo e splendido amico. Per Gabriella che immaginava in Nicola l'uomo da sempre cercato.

    Solo che arrivò anche il giorno in cui comparve nuovamente sulla scena suo marito. Va bene, nel momento di salire sul treno con lui era indecisa, ma non conta niente. Quello che solo ha importanza è che Nicola per lei restò soltanto un'impressione da speranze giovanili, non ebbe il coraggio di amarlo davvero, una vita più tranquillla e sicura l'attendeva e, perché no, forse anche un uomo migliore.

Il giorno in cui lei partì Nicola non ebbe nemmeno il coraggio di alzarsi dal letto. L'unica cosa che fece fu quella di bruciare il suo indirizzo. L'unica cosa che desiderò fu di andarsene in Sudamerica.

    E noi naturalmente lo accontentiamo, solo di un esperimento in fondo si trattava, sciocca e probabilmente inutile cavillosità. Sappiamo benissimo che in un nome femminile, se si voglia far perdurare l'amore, le consonanti doppie non possono sussistere, e così torniamo a Bahìa,, dolce luna dei tropici, anche se Gabriela, quella vera naturalmente, non poté mai avere figli e questo in fondo è il nostro unico ma trascurabile rimpianto.