Partì
la mattina presto, quando sul mare piatto di fine agosto sosta ancora
insonnolita una specie di nebbia che in realtà non lo è. Se ne andò per un
breve viaggio di un tempo che in assoluto non aveva mai compreso alcuna moglie né
tantomeno figli. Un tempo dal quale, peraltro, non sarebbe mai emerso alcun bar.
Uscì da casa prendendo la sua nuova auto, una Renault 4 bianca, doveva
semplicemente andare a Firenze per incontrare alcuni amici. Solo che non vi
arrivò mai.
Attraversò
l'alba di sonno del paese, guardò i sogni mentre se ne andavano dalle persiane
delle camere da letto, lesse come d'abitudine la falsa ora dell'orologio del
porto, quasi cedette un attimo al desiderio di non andarsene, si tirò su il
morale pensando che in fondo era per poco, accanto alla spiaggia scese dall'auto
per prendere un sasso e portarselo dietro, salutò il monte che aveva una nuvola
da temporale alle spalle e percorse tutto il molo d'attracco fino a mettersi in
fila con gli altri per attendere il traghetto. In alcune possibilità del mondo
lì a quel molo non sarebbe arrivato più un traghetto per l'eternità, nella
sua invece arrivò ed era anche in perfetto orario.
Certo
tutti sarete un po' delusi. Arrivare, dopo tre anni che abbiamo iniziato, ad un
capitolo della nostra storia che ne esclude ogni altro dichiarandolo
semplicemente improbabile se non impossibile non è cosa che possa rallegrare
gli animi, soprattutto oggi che è il 1° di settembre e stiamo davvero come
ogni anno per rimanere soli dentro ai nostri stucchevoli, e in fondo noiosi
anche per noi, ricordi.
Lo
so, diremo tra poco che si tratta solo di una transizione passeggera, e che la
vita e la nostra storia sono in fondo altre.
Ma
sappiamo anche che è possibile che non sia così.
E'
possibile, addirittura, che quello da noi considerato un semplice episodio sia
in realtà la realtà.
Forse
non è così, e ben presto ritorneremo in braccio alle nostre allucinazioni
magari d'altri paesi.
Eppure
dobbiamo prepararci anche ad un'eventualità del genere.
Che
niente insomma sia mai esistito.
Forse
neppure noi.
Forse,
neppure Nicola.
La
nostra isola certo, ma sai di quant'altre isole si potrebbe narrare.
Non
è da scartare che l'arrivo dell'autunno ci induca per così dire verso pensieri
spiacevoli. Chissà perché siamo così legati con i nostri umori al ritmo delle
stagioni.
Eppure,
forse, non c'è niente di spiacevole nel supporre che niente sia mai esistito.
Di triste magari sì, ma la nostra tristezza anche se è così poco importante
per il mondo in fondo un po' ci piace, ci fa compagnia.
Perché
infatti credere che la felicità risieda in una storia raccontata a Rio Marina
o, magari, nella vita stessa di Nicola.
Non
è lì, non c'è mai stata, lo sapete bene voi quanto noi.
Eppure,
anche se la felicità è sempre stata altrove, a noi piace inseguirla, per
riconoscerla magari dove non si è mai manifestata con scoppi e mortaretti ma
soltanto attraverso leggere volute d'aria sempre impalpabili, fra le pieghe di
una vita rimossa spesso dai suoi stessi abitanti. Così leggera insomma che con
tutta probabilità nessuno è mai riuscito ad incontrarla ma solo a riconoscerla
vagamente per un attimo. E questo, in fondo, è ciò che a lui sempre bastò.
Ed
avanzò, lungo quella strada a due corsie che da un'infinità d'anni portava da
Grosseto a Siena, e poi oltre, ma questo a noi non interessa.
C'era
un caldo d'inferno su quella strada ed a lui sarebbe piaciuto dirigersi invece
verso le terme di Venturina e lì attendere che facesse sera e poi notte e poi
giorno ancora semplicemente galleggiando con la testa immersa nei vapori di
zolfo. Ma c'è sempre un altrove che ti chiama e persino il destino, alle volte,
incalza.
Niente
di meglio che fermarsi a bere un caffè freddo.
Inserì
il segnalatore di direzione e svoltò a destra.
Parcheggiò
lentamente sotto agli alberi del bar ristorante.
Non
scese subito, prima ascoltò per qualche attimo il rumore del vento basso di
ricordi d'aurora che sonnecchiava tiepido fra i rami delle querce, era
impossibile per lui non riconoscerlo tutte le volte che lo sentiva. Carattere,
pensò.
Si
avviò verso l'ombra del pergolato di vite americana e si sedette ad un tavolino
attendendo il cameriere. Alla destra del bar, proprio accanto al suo tavolo,
c'era un sentiero lastricato in pietra grigia al cui imbocco era situata
un'insegna luminosa con la scritta "Albergo dei lecci". Non ci fece
caso, almeno coscientemente. Ma improvvisamente ebbe fretta e sia alzò per
andare ad ordinare il suo caffè freddo. Era appoggiato con un gomito al bancone
del bar e fu lì che la vide. La riconobbe subito, non si poteva sbagliare, lei
e i suoi lunghi capelli neri al di là di quel vetro di ristorante sorto chissà
come nel bel mezzo della Maremma, lei e il suo volto da ragazzina con gli occhi
bassi che stava apparecchiando i tavoli per un futuro pranzo serale di metà
continente fra zanzare e ventilatori e senza neanche il ricordo di una spiaggia
magari sulla quale poterla ammirare mentre pensava ai suoi sogni indossando
occhiali dalla montatura rossa sopra un corpo da venere.
Nicola
aveva incontrato Lucia a Rio. Erano entrambi adulti quando si conobbero e subito
divennero amici. O almeno l'amico era solo lui perché lei invece ben presto si
innamorò. Si incontrarono perché entrambi frequentavano la stessa associazione
ambientalista e si piacquero perché scoprirono di avere le stesse idee sulla
vita e sugli uomini che la frequentavano.
Furono
mesi di infinite riunioni, sulle maggioranze politiche, sui piani di smaltimento
rifiuti, sul senso delle cose e sulle vite di ciascuno di loro. Lucia aveva
l'abitudine di fare lunghe corse per le strade del paese e tutte le volte che
passava davanti a casa sua si fermava a salutarlo. Nicola non avrebbe mai
dimenticato quel volto accaldato con i capelli tirati indietro da una fascia
azzurra e le sue parole, il suo modo di bere il thè, le sue lunghe mani
affusolate e timide che non sapevano mai dove posarsi.
Spesso
andavano al cinema insieme, oppure a fare quelli che loro chiamavano
"sopralluoghi ambientali" ma che per entrambi non erano altro che gite
con lei che sfoggiava sempre minigonne mozzafiato e che parlava volentieri di
storia, arte e filosofia.
Una
donna perfetta, non c'era dubbio. Una coppia perfetta, pareva altrettanto
sicuro.
Ma
c'era un particolare che all'inizio Nicola non scoprì. Fu un maledetto
certificato per un'altra stramaledetta storia di elezioni amministrative a
farglielo scoprire. Lucia era sposata e, come se non bastasse, lui era anche
notevolmente bello.
Fu
così che iniziò l'epoca cosiddetta delle confidenze. Tutti gli amici, in una
specie di analisi di gruppo, parlavano dei loro problemi nella vita, nell'amore
e nel sesso. In verità a proporre quelli di sesso era quasi sempre
esclusivamente lei, segnale più che evidente ed era anche impossibile
fraintendere a chi fosse rivolto. Solo che Nicola in quelle serate di gennaio
faceva orecchie da mercante. Voleva attendere, capire, Lucia poteva essere la
donna della sua vita e non voleva correre il rischio di sbagliare ancora. Ma
come, direte voi, con tutti gli errori che avrebbe fatto anche in seguito, che
rischio mai poteva correre, e poi, perché in tutta la sua vita non accettò di
rischiare solo con lei? E' difficile rispondere conoscendo già come sarebbe
andata in seguito, ma forse fu proprio perché la considerava unica, la sola, il
solo amore, e dire che un sentimentale non lo fu mai.
Ne
giugno di quell'anno Nicola si ammalò. Era solo una leggera influenza, ma lo
costringeva a casa. Lucia con la scusa di fargli compagnia perché poverino era
sempre solo andava a trovarlo tutti i giorni. Fu in quei pomeriggi che lei
incessantemente gli parlò del fatto che non riusciva più ad amare suo marito.
Nicola avrebbe certo avuto gioco facile allora ma, saranno state le aspirine
oppure la sua innata caratteristica di perdente, che optò per la tattica
estrema, la più pericolosa che alcuna mente possa mai immaginare. Lucia, nel
considerare che non amava più l'altro, portava come causa una maturazione che
li aveva divisi. Si erano infatti fidanzati quando lei aveva solo sedici anni e
non aveva mai avuto altro uomo all'infuori di lui. Solo che, crescendo, la
distanza che da ragazzini pareva inesistente si era fatta incolmabile. Lui amava
allora, e continuava anche adesso, solo le biciclette, mentre lei cercava molto
di più in un uomo.
Per
farla breve, la folle tattica di Nicola consistette nel convincerla a continuare
con lui adducendo l'esempio dei suoi amici d'infanzia, così assolutamente ed
inguaribilmente sciocchi, ma che meritavano di essere amati pur nella loro
esigua apparenza solo per il fatto di far parte di noi, dei nostri ricordi.
Tattica e considerazioni commoventi e forse valide per gli amici ma non certo, e
lui ben lo sapeva, per il caso di Lucia. Del resto, Nicola pensava, lei avrebbe
dovuto avere il coraggio di lasciarlo in sé, senza prendere la forza di farlo
da un altro uomo.
Come
vi sarete accorti la strategia, pur folle, aveva in sé un certo alone di nobiltà
eppure, nonostante questo, lui la considerò per tutta la vita semplicemente una
cazzata. Non è pensabile infatti che tutti abbiano lo stesso carattere, ed è
in realtà normale che alcuni abbiano bisogno più di altri di certezze.
Intanto
le elezioni erano passate, le onde tiravano schiaffi all'aria che profumava
leggermente di mandorle ed i mesi di quell'estate se ne andarono verso un
epilogo che certamente entrambi avrebbero preferito diverso.
Lucia,
com'era da immaginarsi, non scelse alcuna soluzione radicale ma tentò di
seguire i consigli di Nicola. Questa scelta la portò ad allontanarsi da lui ed
a credere, con un grande sforzo di immaginazione che le si leggeva nei grandi
occhi tristi mentre le labbra tentavano di sorridere, di poter ancora costruire
un qualcosa con quell'uomo che in un tempo ormai lontano di ragazza le era
capitato fra capo e collo e che si era ritrovata a sposare su consiglio
enormemente interessato dei suoi genitori, grandi organizzatori delle sue
passioni.
Gianfilippo,
nome a dir poco pretestuoso per un marito, da parte sua si sforzò di
riconquistarla, essendosi già da tempo anche lui accorto delle palesi
inclinazioni di Lucia. In una prima fase cercò di condividere le amicizie della
moglie in modo da poter sembrare il più possibile simile alle sue aspirazioni,
ma durò poco e, non appena accortosi che Lucia stava un po' cedendo, la
rinchiuse nella famiglia abbracciandola con il suo grande amore interessato più
alle disponibilità finanziarie dei suoceri che agli occhi scuri di lei.
Passarono
così alcuni mesi, finché lei, in un sussulto d'orgoglio impensabile decise di
prendere l'iniziativa. Un'iniziativa che purtroppo era solo un'ultima speranza e
che naufragò sugli scogli del mare dei suoi pensieri. Fu a questo punto che
Nicola capì fino in fondo la gravità del suo errore che lo avrebbe portato
fino al rimorso di non averla aiutata. Solo che ormai non poteva più, non
poteva far niente, lei aveva escluso anche il suo aiuto. Aveva ragione, non
poteva far conto su nessuno.
E
decise. Organizzò insieme al cognato l'apertura di una attività alberghiera in
Maremma. A novembre si licenziò dal posto di impiegata del quale andava tanto
orgogliosa e che aveva difeso da ogni richiesta di abbandono sia del marito che
dei genitori perché le dava un'indipendenza economica e non la costringeva a
fare la casalinga. Avrebbe abbandonato tutti e finalmente avrebbe potuto
decidere della sua vita.
Solo
che, neanche un mese dopo, si accorse di essere caduta in trappola. I genitori
vendettero il proprio ristorante e decisero di partire con lei. Anche
Gianfilippo abbandonò il lavoro e la seguì. Non c'è dubbio, da parte di tutti
il terrore che Lucia cambiasse era fortissimo e così, semplicemente, la
incastrarono.
Nicola
non seppe mai precisamente dove fosse andata, anche se in fondo fu una scusa che
lui sempre sfoggiò con sé stesso perché l'indicazione di Lucia "lungo la
superstrada fra Siena e Grosseto" non era proprio difficilissima da
decifrare. Ci pensò su diverse volte è vero ed anche riuscirono a telefonarsi
ma il coraggio di partire no, quello proprio non lo trovò. Lucia si era
innamorata di un vile, avevano tutti ragione ad aver impedito con ogni forza
quell'unione, lui davvero non la meritava.
Ma
adesso eccolo lì. Col naso schiacciato al vetro della porta a guardarla da
lontano.
Erano
passati già due anni dalla sua partenza e l'aveva quasi dimenticata, come
conferma del fatto che non solo le donne sono volubili. Solo che adesso,
vedendola, era rimasto di pietra. No, non sarebbe arrivato a Firenze, non
sarebbe tornato tanto presto a Rio.
Stando
attento a non farsi notare da lei Nicola affittò una camera nell'albergo e portò
l'auto nel parcheggio. Fino a quel momento era andato tutto liscio,
all'accettazione c'era una signora che comunque anche se fosse stata sua madre
non l'avrebbe potuto riconoscere perché non si erano mai incontrati, l'auto era
nuova e nessuno l'aveva mai vista.
La
incontrò all'ora di cena mentre nella sala del ristorante si stava avviando
verso il suo tavolo. A Lucia per poco non caddero le stoviglie di mano, ma
subito si riprese e lo elesse come suo cliente personale per tutto il tempo che
sarebbe rimasto. Immediatamente gli chiese, a ripetizione: "Sei venuto a
trovarmi?", "Perché non mi hai avvertita?", "Volevi farmi
una sorpresa?", "Quanto rimani?". Lui rispose evasivamente, anche
mentendo, alle prime domande, mentre all'ultima specificò che si sarebbe
trattenuto solo un giorno o due. Restò due mesi.
Fare
il cliente vezzeggiato da lei era la cosa più bella del mondo. Quando Lucia era
libera se ne andavano a fare delle gite nei dintorni, spesso a Siena, oppure
facevano delle passeggiate nella campagna e nei boschi. In quei mesi Nicola
imparò persino a cercare i funghi. Con Gianfilippo non c'erano problemi, lui
faceva buon viso a cattivo gioco, o almeno così sembrava a Nicola.
In
realtà quel tempo fu l'ultimo che la vita gli concesse per stare vicino a
Lucia. E man mano che passavano i giorni anche Nicola si accorse della verità.
Lei ormai era talmente accerchiata che non poteva più fuggire o, anche se lui
non lo voleva ammettere, probabilmente non aveva più neanche voglia di farlo.
Niente
mai ritorna come era una volta, non lo fanno le amicizie, non lo fanno gli
amori. Lucia era attratta da lui, innegabilmente, ma ormai la sua scelta era
stata fatta. Discussero quasi all'infinito sulle colpe o, secondo i punti di
vista, i meriti, che entrambi avevano avuto per arrivare dove l'esistenza li
aveva portati, lì, in quel luogo di querce e di lecci e di scope profumate in
primavera adesso che primavera era già passata, con gli uccelli che
cinguettavano attendendo la prossima stagione della caccia e loro due che da
quando si baciarono il giorno che Nicola se ne andò non si rividero più.
Nicola
tornò a Rio e, dopo qualche anno, lo fece anche lei perché stava attendendo un
bambino. Gianfilippo era riuscito finalmente a convincerla ad essere madre e così,
come ci si sposa quando si è in crisi e poi alla crisi successiva si fa un
figlio per vedere se passa, loro forse attesero la vecchiaia quando in quei casi
si rimane insieme solo perché ormai non si sa più dove andare.
E
finisce così la storia d'amore fra Nicola e Lucia, l'unica interessante pur
nella sua assoluta banalità perché forse l'unica vera delle tante che lui ci
narrò o che noi tentammo di scoprire. Non la potevamo raccontare all'inizio
perché sicuramente vi avrebbe delusi, voi, che vedete troppi film di Truffaut e
che credete che la vita sia cinema. Non vi potevamo dire la verità, sempre che
questa lo sia, perché si ha bisogno continuamente di menzogne che alludano alla
pericolosità della vita e dei suoi incroci, ad amori ed esistenze
esclusivamente imperfetti. Anche quest'amore era una passione imperfetta,
d'accordo, ma in fin dei conti troppo semplice ed anche di poche pretese, mentre
noi sapevamo, e lo sappiamo adesso, che storie così vicine ai nostri animi
sarebbero interessate ben poco all'uditorio sempre così attento e che adesso
sta già mormorando per la noia. Certo, questa è la vita, ma in fondo a chi mai
può interessare.
Al
bar sormontato da una casa con le persiane blu adesso è già notte, fonda
illuminata dai neon e dalle braci delle sigarette. Qualcuno propone di fare
un'ultima bevuta e l'invito viene accolto. Nicola, scusate, certo che non è
lui, si offre di pagare. Tutti accettano volentieri. Anche domani la storia
continuerà, tutti lo sanno, ed è per questo che sono così allegri.