Nicoletta ritornò in una di quelle mattine che sembrano fatte apposta per mettersi la camicia nuova ed andare a vedere la programmazione di un cinema all'aperto. Forse per questo non ci fu alcuno che notò il suo arrivo. E poi ci sono così tanti turisti nei mesi del caldo che sicuramente uno pseudonimo bastò a trarre in inganno l'impiegata della Toremar. Certo, un nome falso, anche se quello vero non è per noi evidentemente un segreto, anche perché bambine dai capelli biondi dalle nostre parti non è che nascano continuamente e soprattutto i loro ritorni sono così rari che non c'è proprio verso di sbagliarsi.
Ma lasciamole pure la soddisfazione di sfoggiare il suo passaporto sudamericano che sicuramente è un astuto falso, se qualcuno la riconoscerà, anche se è improbabile poiché la memoria per i nomi non è il forte dei pescatori, potrà sempre dire che Nicoletta è il suo secondo nome e che in fondo le piaceva di più del restare per sempre in un tempo dagli anni lunghi e luminosi passati nell'altra Rio ad attendere i natali che arrivavano sempre fuori stagione e con sempre meno amore per i tubi fluorescenti delle insegne riflessi negli occhi degli uomini finché un giorno.
La casa, come ogni altra del vasto mondo, era stagliata contro l'azzurro di un normale cielo da estate.Mentre saliva le scale non poteva fare a meno di guardare il mare, immobile, piatto e sfuggente come quel vestito rosa da fata di Pinocchio un tempo quando intorno c'era sicuramente una madre e altri bambini e giochi e pianti per quell'abito così fuori luogo per una bambina che non aveva i capelli turchini.
Motociclisti al tramonto per le strade del Texas, troppo cinema davvero, troppa poca acqua nei film.
Ritornare ad un'isola dove non c'è neanche una sala cinematografica davvero degna di questo nome. Chi l'avrebbe mai detto.
Eppure, il tempo di arrivare alla porta d'ingresso e tutto quello che era stato svanì.
Scomparirono le pianure di paglia rancida dai tramonti blu, le strade di qualsiasi periferica nostalgia di paesi del nord e del sud, i centri delle città nate da pochi giorni e quelli dove il sangue dell'antichità ristagna imputridendo, le arene teatrali da infiniti ricordi di fanciulle ed assassini mascherati, le sale da thè e da cinema dove due guerre mondiali hanno trasmesso i propri documentari di propaganda. Se ne andarono come in un batter d'ali tutte le possibilità intrinseche alle vite di pianura e di città, i loro amori, i cavalli, le mucche, le università, gli incendi, le torri sull'acqua ed ogni altro ricordo. Essere lì, su quel pianerottolo, assieme ai suoi 34 anni era tutto ciò che poteva essere reale. La sua vita cominciava da lì o, più probabilmente, non era mai esistito altro luogo dove potesse vivere.
Si avvicinò alla porta. Non c'era altro da fare e poi il mare poteva continuare a guardarlo da dentro. La serratura era impregnata di salsedine e non era facile far ruotare la chiave di quel regalo lasciato così, da sua madre e suo padre, pensando che fosse un modo come un altro per farla ritornare, ed avevano ragione, anche se non l'avrebbero saputo.
Entrò lasciando la porta aperta, mise le valigie in un angolo e si sdraiò sul divano che guarda caso aveva un rivestimento a fiori e in fondo ogni divano dell'esistenza è ricoperto da stoffe che simulano la primavera e ricordano i baci di quel primo ragazzo che si innamorò di te, un pomeriggio, mentre era venuto con la scusa di fare i compiti, ed avevi solo quindicianni amore e quel primo bacio lo ricordo ancora, ma chissà se tu sei rimasto qui sfidando il mare e una falsa voglia d'avventura mentre il pericolo l'emozione ed ogni altra passione son solo nel luogo dove nascesti capelli scuri e triruote furgonati abbandonati sulla spiaggia dove farci le foto d'inverno col vento forte e il sapore di te chissà chi sei adesso amore e magari hai dei figli ma in fondo poco importa che adesso è sera e ti vorrei cercare ma so che non lo farò mai e mentirò se mi verrai incontro fingendo di essere un'altra e chissà se allora portavo i capelli sciolti ma lunghi sì me lo ricordo ancora che ti piaceva il loro profumo ed arrivasti persino a contarli e la cifra erano i giorni che sarebbero trascorsi prima di potermi rivedere, sicuro che sarei tornata, che l'avrei fatto, certo, perché il mondo in fondo è corto ma gli amori lunghi ed hai voglia a dire che un uomo o una donna valgono tutti gli altri o che ogni passione somiglia alla prima oppure che basta poco per dimenticarti ma lo sai che non è così, che non lo può essere, e che se ti ho dimenticato è perché quello di adesso con ogni certezza non sei più tu che la domenica mi portavi a farti l'amore e che quando decisi di partire non riuscisti a fermarmi, neanche a salutarmi sul molo ti vidi, e chissà se forse avrei potuto cambiare idea ma adesso basta, basta che è sera e devo ancora disfare le valigie e non c'è dentro alcuna foto che parli di te, nessuna lettera perché mai ne spedisti amore stupendo e vigliacco con le tue serate di niente e le partite a biliardo e il tempo del mare che fa sempre succhiar labbra col sapore di sale, qui, dove ancora tu probabilmente sei ed io che in realtà non me ne sono mai andata e per dove poi, dove mai sarebbe esistito un altrove che non fosse queste scogliere a strapiombo, poetico nulla dell'esistenza per chiunque non abbia i miei occhi, e metterò il telefono, sì, lo farò, e vorrò che il mio nome, quello vero, sia lì fra infinite righe apparentemente uguali sperando che tu non lo legga mai o, conoscendoti, sapendo che al massimo potrai pensare ad un'omonimia.
Nicoletta poi si addormentò, col vento della sera che le entrava sotto la camicetta e che se non fosse stata così stanca magari l'avrebbe anche fatta eccitare. Si addormentò per poco, dopo avrebbe preparato la cena e magari anche provato ad uscire. Oramai del resto era tornata e poteva concedersi ogni gesto, ogni pensiero, sicura che niente le sarebbe davvero più sfuggito.
I giorni del ritorno assomigliano sempre ai sogni e forse è perché quasi ogni notte degli ultimi anni ho sognato come sarebbe accaduto, le modalità, i volti, ed ogni altro tipo di sfumatura per finire invece a decidere che non ci sarebbe dovuto essere nessuno, proprio nessuno accidenti, perché a che diavolo serve mentire che se mi amavate mi avreste seguito, che se vi amavo sarei restata in barba a tutte le pianure e le città del mondo ed ai loro giochi di specchi che promettono magie che i maghi e le fate sono sempre stati qui, su questi stramaledetti scogli che non la smettono mai di odorare d'alghe e dove fin da piccola tentano di farti mangiare gli odiosi fichidindia intorno ai quali crescono le stramaledettissime rose che neanche il loro colore son riuscita a scordarmi ed allora a che serve andarsene se poi non si puo fare a meno di ritornare ed accorgersi che tutto è cambiato ed ogni cosa come prima a parte i tuoi anni ed allora salutatemi maledetti, fate finta ch'io non sia mai partita, e fate pure i commenti sul nome che vi sembra diverso o sul fatto che son sempre bella che tanto a me niente importa, perché vi odio, perché vi amo, e non so davvero cosa fare se non pregare il diavolo che vi faccia tornar bambini perché vi possa di nuovo riconoscere senza fare smorfie ogni volta che incontro qualcuno fingendo di sapere chi è, perché vi possa di nuovo baciare fregandomene del fatto che vi è cresciuta finalmente la barba e che non avete ancora imparato a far l'amore perché il vento di mare come si sa distrae, perché possa far finta che non vi siete mai sposati e che avete figli che scambio per quelli che eravate, capelli biondi di un mondo che non è più mio, che non ho mai posseduto perché son sempre stata diversa da voi, odiavo le gite la domenica e le vostre partite a flipper, non ho mai capito chi eravate, se si trattava di fantasmi o di uomini che adesso incontro mentre scappano la sera nei bar per non stare con le mogli, le mie amiche, ma quali amiche poi che neanche una lettera mi avete scritto, che neanche una volta ho provato a scrivervi, dove siete adesso stupide che vi voglio strappare i capelli, in quali grotte di mare dei primi baci vi siete nascoste che vi voglio abbracciare.
Se si fossero potuti contare i bei ragazzi che scendevano dalle barche dell'estate, lei l'avrebbe fatto. Se si fosse potuto immaginare un amore per ognuno di loro, lei l'avrebbe immaginato. Se per ogni uomo fosse bastato un cocktail, lei sicuramente li aveva già bevuti tutti.
Federico sarebbe stato un cocktail di gin, limone e cointreau da bersi in un piano bar galleggiante sull'acqua. Niente da dire, anche se il cocktail, soprattutto freddo, era una miscela decisamente pesante e lui era invece un amore leggero arrivato in giugno e che sarebbe poi rimasto per lei, sì l'avrebbe fatto, fino agli ultimi spiccioli dei suoi risparmi da spiantato che però avrebbero visto solo i primi giorni di settembre e poi davanti a loro il vuoto di un saluto dal traghetto ma che ci vado a fare perdio che questi addii mi hanno già scocciata con tutte le loro frasi fatte e le promesse di rivedersi ma vattene pure carogna che sono io a non volerti veder più che era chiaro fin dall'inizio che non saresti stato l'uomo col quale avrei deciso d'invecchiare, musicista balordo dai baci indimenticabili anche se poi non serve a niente e si potrebbero pure scordare che tanto mai ritornerai e se lo farai non ti potrò più amare anche se non so il perché ma forse dipende esclusivamente dall'angolatura del sole nel giorno che ti conobbi, bestione bruno dai modi affabili e ho già bruciato il tuo indirizzo, non ti preoccupare, perché non ho voglia di pensare a te e non sono mica una di quelle sciocchine che scrivono lettere, poesie o magari racconti per lui che poi va sempre a finire che quando glieli fanno leggere ricevono al massimo un sorriso stiracchiato se non finisce che vengono abbandonate per sempre a causa della paura per l'amore che trasmettono e che ci posson fare poverette, mi fan solo pena perché in fondo credono che la vita sia permeata di rose tutto il tempo ma invece son solo dolori e uomini che se ne vanno e non ritornano più, chissà se è presto, chissà se è tardi per andare al cinema e smettere una buona volta di pensarci che tanto non serve a niente ed in fondo nella vita importano dolo i fotogrammi fissi degli addii, le uniche scene che non si dimenticano mai.
Spiaggia di sassi. Di fronte l'acqua che ogni notte fantastica di vivere in un golfo dalle ripide pareti di granito. Accanto i pantaloni da stagioni di mezzo e poi farsi possedere dal sole, distesa per sempre in faccia all'azzurro senza pensare più a niente che non fossero i giorni simili nelle spiagge dei sedici anni.
Già, il secondo giorno che son tornata e via subito al mare, almeno potevo salutare qualcuno, sempre che ci sia ancora qualcuno da salutare, chissà.
In dei momenti faticava a capire chi glielo aveva fatto fare. Non di ritornare, naturalmente, ma di mettersi quel bikini giallo limone che gli sembrava la guardassero tutti ma no tesoro è solo perché sei bella sarà ma forse è più facile che gli uomini sian tutti dei porci. E sorrise. Finalmente lo fece e chissà se sarebbe stato un buon inizio davvero.
Un giorno Alessandro la incontrò e le chiese come mai aveva cambiato nome. Lei non tirò fuori la scusa che ad un certo punto della sua vita le era piaciuto di più adottare quello che sua nonna avrebbe preferito mettergli in ricordo di chissà che cosa. Non diventò rossa inventando improbabili storie di rivoluzioni anti-apartheid che l'avrebbero costretta a procurasi un passaporto falso per fuggire. Non sostenne assurde ipotesi secondo le quali il nome abbiamo diritto di sceglierlo cazzo che son finiti i tempi delle prepotenze e dei maschi che fingono un amore che non avranno mai regalando mimose in sacchetti di plastica trasparente legati con un fiocco rosa. Non gli disse niente, soltanto che non era lei.
Eppure si conoscevano fin dai tempi delle elementari, quando lei si era persino innamorata per un po', fin da quella prima volta non per molto, di quel ragazzo dal nome troppo lungo per essere pronunciato interamente e che poteva soltanto esser chiamato Ale.
Lui in verità non l'aveva mai voluta semplicemente perché, come da repertorio per un maschietto di tredici anni, non si era accorto proprio di niente nonostante e dai domani andiamo alla spiaggia e domenica mi porti al cinema e ci andarono anche e lui a tutt'oggi ricorda persino i film che videro, ma di amarla no, ci dispiace, non gli venne mai neanche in mente. Così lei, sconfitta al primo tentativo d'amare, non solo iniziò a trattarlo in maniera distaccata ma ci sorge il dubbio che fu quello il motivo, causa neanche tanto recondita, che lo spinse fra le braccia di ogni futuro uomo che incontrò illudendosi forse di riuscire a trovare quel bacio da cinema la domenica pomeriggio che lui non volle mai darle e la cui congenita impazienza le impedì allora di attendere.
Così gli disse che era un'altra, non poteva fare altrimenti. E lui le credette, e anzi scusa, scusa davvero ma ti ho scambiata per una mia amica di tanto tempo fa. E allora a lei venne in mente che qualcosa sarebbe potuto accadere allora, lontani dalle feste da ballo per ragazzini del circolo MCL, anche se è difficile immaginare che chi non ti baciò quand'eri cos' bella amore possa farlo più di venti estati dopo aver attraversato ogni loro infatuazione.
Ma chissà perché non la riconobbe. Sarebbe troppo facile supporre una completa trasformazione fisica che certo era avvenuta ma non sicuramente tale da impedire a chiunque di riconoscerle lo sguardo o l'espressione. Forse lui era controsole, o magari nell'attimo in cui lei rispose stava pensando ad altro.
Oppure, certo più probabilmente, si riconosce soltanto chi si vuol far riconoscere, chi anela ad un saluto tanti anni dopo, non certo chi rifiuta di averti mai incontrato, ed in questo senso era vero ciò che Nicoletta quel giorno gli disse, era vero che era un'altra, che non era più lei, anche se queste poi in fondo son solo disquisizioni da bar essendo impossibile definire ciò che si può o meno riconoscere e il mondo pieno di persone che salutano e sorridono a caso per poi andarsene e senza neanche dondolare.
Solo che questo non bastò perché lui se ne andasse, perché la dimenticasse subito e restasse così ignaro e stavolta davvero per sempre dei suoi baci. Nessuno si preoccupi, non andò così.
Fu questa quindi la prima storia quasi importante che Nicoletta ebbe nel primo anno che la vide ritornare fra i sassi fradici di una bambina che da piccola li raccoglieva mettendoli in un vaso d'acqua affinché non perdessero mai i loro stupendi colori e allora sì che c'erano una madre ed un padre con il quale costruire improbabili castelli di sabbia in quei luoghi di spiagge pietrose e chissà dove sarà lui adesso e se avesse mai saputo che la mamma era morta ma certo un giorno sarebbe tornato sì che l'avrebbe fatto oppure altrettanto probabilmente non si sarebbero più rivisti per la strana promessa che sempre onorano gli uomini di mare e cioè amarla sempre ma non poterla incontrare di nuovo certo senza sapere che adesso c'era lei ad attenderlo in faccia alle lune che sorgono sui traghetti addormentati aspettando sempre una mattina di farlo salire di nuovo magari invecchiato ma sempre pronto ad imitare Peter Sellers in questo gioco da film che è il salire e lo scendere dall'isola dei pesci bruni che certo loro no per niente impazienti di rivedere Nicola il pescatore, Luporini lo sciocco che abbandonò le reti e tutto il resto non appena partisti tu piccola che l'amore era tutto il tuo e così non gliene restava altro per fargli sopportare sorridendo le sciocche partite serali al bar e non avendo lotterie da vincere o giudici dai quali fuggire o magari nuovi amori da raggiungere non gli restò altro che imbarcarsi per un altrove che sicuramente non era l'altra Rio anche se avrebbe potuto esserlo ma certo un luogo che più sciocco non avrebbe potuto perché tutto è stupido e vano e privo di senso se manchi tu piccola mia e accidenti al giorno che ti feci partire che volli fare il grosso e ti dissi che eri grande e dovevi sceglierti la vita e che fosse lontana o vicina non importava, bastava che fosse tua tesoro, non immaginando forse ancora che saresti davvero partita accidenti e che l'avresti fatto pure di nascosto per non farmi piangere come un cretino e di questo ti ringrazio bambina mia adorata ma dove sei adesso che pur girando il mondo non ti trovo più e spedisco fiori a caso ogni volta che è il tuo compleanno e chissà se un giorno ritornerò, sedendomi in faccia al mare le sere di ogni stagione sorseggiando birra, semplicemente ad attenderti.
E così si mise insieme ad Alessandro, anche se dovette ammettere in seguito che fu proprio uno choc veder nudo il primo amore con quel suo pisello non più da bambino e gli occhi invecchiati e i primi capelli bianchi e nessuna voglia magari a forma di chicco di caffè di praterie dove forse allora altre donne di nome Carla vagavano nell'incertezza delle luci che sempre offrono i tramonti senza vista sul mare.
Il terzo giorno che aveva rimesso piede sull'isola pensò che era tardi e che ormai era troppo invecchiata, troppe feste da ballo ed uomini verso i quali sorridere, sempre poca realtà davvero lontano da lì. Ebbe paura di non farcela a rimettere in piedi il suo passato, ad amarlo ancora come allora lo amò, e le venne in mente che se fosse stata in un film sarebbe invece andato tutto bene e che avrebbe potuto ritrovare ogni amore ed amicizia magari tralasciati un tempo ma sempre lì pronti ad attenderla per ricominciare di nuovo.
Se la vita fosse un film la rincontreremmo sempre e non avremmo paura a salutarla e saremmo sempre gli stessi di nuovo ed ogni vita parallela che entrambi avremmo incrociato sarebbe del tutto ininfluente. Da questo punto di vista i film sono davvero spietati, figli, mogli e mariti da cancellare con una semplice dissolvenza ricreando all'improvviso remoti incanti, senza nessun rimpianto e fregandosene pure di non comprar loro i dolci la domenica mattina o se lui o lei piangeranno e se i bambini cresceranno guardando foto che non son mai state vere.
Era seduta ad aspettare l'autobus. Stava andando a trovare il suo vecchio professore che da piccola le dava ripetizioni di latino. Senz'altro lui l'avrebbe riconosciuta. Accanto a lei c'erano due coppie di ragazzi in vacanza. Chissà se sarebbero andati avanti insieme o se qualcuno di loro sarebbe tornato indietro. L'aria delle dieci di mattina induceva al sonno. L'esistenza assomiglia davvero troppo al cinema.
L'inverno con Alessandro trascorse come gli altri infiniti e uguali d'ogni altro luogo ed allora ci si chiede ma dov'è la bellezza che non si sa mai dove trovarla e dove rimangono gli amori se non negli stereotipi del loro ricordo ma allora che soddisfazione c'è e dove porterà mai tutto questo affannarsi che ogni mio ideale se n'è andato da un pezzo e non ritrovo più neanche le loro tracce in questa vita che fa di tutto per essere vissuta ma che forse è davvero solo aria, vento, e non sempre di mare.
E infatti, come c'era da aspettarsi, Nicoletta, o Carla, lasciò anche lui. Non lo fece in maniera eclatante, del resto non era il suo stile, semplicemente accadde e davvero sia lei che noi non l'abbiamo mai rimpianto e in fondo ebbe quasi fortuna anche se perse i suoi occhi e poco dopo persino si sposò anche se non sempre è fortuna e insomma a lei non restò altro che vivere e magari sognare le cosce di chi lì a poco sarebbe di nuovo arrivato con le valigie piene di pantaloncini a fiori e senza mai una penna per scrivere cartoline. Non poteva far altro, ormai era lì.
E di nuovo la sera ad attendere l'arrivo dell'ultimo traghetto con la sua sciarpa rosa intonata allo smalto delle unghie ed al rossetto, in faccia al vento della seconda primavera da quand'era tornata, pensando che sì il tempo è bello e fugace ma che avrebbe avuto voglia di rivederli entrambi ed anche se una se n'era andata per sempre l'altro poteva ancora, forse, attraccare di nuovo.