Mancavano ancora una ventina di minuti all'inizio dello spettacolo. Sulle
seggiole di legno c'erano soltanto i bambini e noi che eravamo lì con la scusa
di accompagnarli. Oramai era la fine di giugno ma la sera faceva ancora un po'
fresco e così avevamo portato qualcosa per coprirci, i golf per i piccoli e per
noi direttamente le coperte di lana, i mitici plaid della nostra infanzia un po'
cresciutella che però avevamo ancora una sorta di ritegno nell'ostentare prima
che la complicità del buio ce lo permettesse in tutta tranquillità e persino
con un pizzico di nostalgia.
Eravamo ansiosi di sapere cosa mai fosse questo documentario su Rio Marina che
avrebbe preceduto il film vero e proprio della rassegna estiva la cui
programmazione era curata da un'impiegata del comune laureata in storia del
cinema e grazie alla quale oramai da molti anni non aveva più segreti per noi
neanche l'avanguardia russa degli anni venti.
Ma quel che appunto ci incuriosiva di più era il fatto che la locandina, sempre
estremamente precisa per ogni opera a riguardo di tutte le informazioni
possibili, nel caso del documentario appariva lacunosa, volutamente ellittica.
Non veniva infatti fornita l'informazione più importante e cioè il nome del
regista. Persino la data di realizzazione dell'opera non era indicata mentre,
per assurdo, venivano fornite spiegazioni sul formato, un originale super-8
trasferito su nastro magnetico e proiettato con il videolettore fornito da una
sezione isolana della mediateca regionale per audiovisivi.
C'era qualcosa sotto, impossibile non essere sospettosi.
Intanto il sole indugiava riscaldando con i suoi ultimi raggi i vecchi sassi
lucidi della saliva del mare di quelle spiagge di ferro ed ematite. E' in quegli
ultimi attimi di giorno che gli uomini che amano pensare di solito riescono a
riflettere più velocemente ed accuratamente. Qualcuno ha detto che tutte le
cose più importanti della vita possono essere ricordate nello spazio di un
tramonto, anche molto breve. Di solito però nessuno ha voglia di praticare
questo pericoloso esercizio che spesso porta a conseguenze impreviste
specie per i sedentari delle emozioni e degli amori. Può succedere insomma che
una riflessione di questo genere faccia capire come in un lampo gli errori
compiuti e, con la stessa rapidità, far capire i relativi rimedi. Era
un'occupazione divertente in quella sera mettersi ad immaginare quante vite
sarebbero state stravolte da quel tramonto apparentemente buono solo per gli
innamorati o per farci le foto ricordo. Erano senz'altro migliaia
i destini che si avviavano al loro prossimo incrocio in quei pochi minuti
trascorsi davanti ad uno schermo bianco che poi alfine si illuminò.
I titoli di testa ci lasciarono enormemente delusi. Neanche lì era chiarito il
nome del regista e la realizzazione indicata ad opera di autori vari non meglio
identificati. Per il resto invece erano molto esaurienti. Vi si leggeva che il
documentario era formato da sequenze girate a Rio nell'arco degli ultimi venti
anni e montate seguendo un ordine principalmente cronologico. I periodi delle
riprese erano stati divisi equamente su tutto l'arco dell'anno, la durata
complessiva all'incirca di un'ora e quaranta minuti. Gli interpreti non erano
menzionati, ma pareva del tutto normale trattandosi di un documentario. Invece
non era così.
Gli interpreti infatti eravamo noi. Persino le nostre famiglie erano state
accuratamente riprese negli atti più quotidiani. Il montaggio era talmente
veloce che alle volte addirittura non si riusciva a riconoscere qualcuno ma, già
verso la metà dell'opera cominciammo ad intuire ciò che all'inizio facemmo di
tutto per non comprendere e che poi con immenso stupore fummo costretti ad
accettare: nessuno, neanche Nicola, da questo benedetto paese di mare se n'era
mai andato.
Eravamo tutti lì, coi nostri capelli lunghi e le barbe di quand'eravamo giovani
e poi con i nostri occhiali da presbiti a leggerci Il Manifesto dopo l'infinito
tempo trascorso da quando avevamo ricevuto l'ultimo numero di Lotta Continua in
abbonamento. Noi, proprio noi, ripresi assieme all'arco di tutti i nostri amori,
anche di quelli dei quali avevamo dimenticato il nome, e c'erano persino le
riprese degli infiniti acquisti di rose alle quali sempre demandammo la
possibilità di renderle felici, fosse solo per il tempo che impiegavano i fiori
ad avvizzire.
Si vedevano i giorni degli esami e le passeggiate romantiche, le cerimonie dei
nostri matrimoni e le sedute di tribunale dei nostri divorzi quando l'amore era
annichilito, nascosto fra i banchi, e solo la sua trasformazione nell'eccesso
opposto pareva avesse un senso seppur terribile.
E c'erano i giorni in cui partecipammo alle manifestazioni con i minatori e
quelli in cui eravamo con le bandiere rosse sul molo quando il PCI raggiunse il
33,3% dei voti.
Rivedemmo le sagome delle prime automobili che comprammo, a dir la verità una
in tutti, una vecchia Dyane verde polpetta irrancidita, ed anche tutto lo
sfavillio delle nostre auto da grandi coi loro vetri leggermente ombreggiati ma
con le canzoni degli Area sempre nel mangianastri.
Vedemmo le nostre prime notti a fumar marijuana con le bottiglie di vino sparse
intorno al letto insieme ai preservativi ed al primo 45 giri dei Nomadi che
conteneva "Dio è morto" ed "Auschwitz", risentimmo come
fosse allora l'odore di chiuso delle stanze nelle mattine seguenti assieme al
sapore di muffa del caffè ed ai piatti da lavare eppure rimanemmo convinti,
oggi come allora, che la vita è bella solo se hai intorno i tuoi amici ed i
tuoi amori mentre tutto il resto non ha alcuna importanza.
Attraverso le immagini entrammo nuovamente nelle aule scolastiche dei nostri
sedicianni, quando ci convincemmo una volta per tutte che la fisica e la
matematica non possono esprimere poesia. Riconoscemmo con fatica i volti dei
compagni di allora e ci tornarono in mente all'improvviso tutte le vite che
avrebbero voluto vivere e facendo il paragone con l'oggi ci dispiacque per loro
e per noi anche se in fondo conta solo potersi sdraiare sui sassi del mare
svuotando la mente da ogni pensiero.
Ed incontrammo di nuovo i volti di rughe dei nostri amori senili, le nonne che
venivano insieme con noi in vacanza, e le salutammo e ci sembrarono ancora vive,
e ridemmo come sempre delle loro straordinarie battute. Rivedemmo i loro tegami
di baccalà e patate del mercoledì pomeriggio, anche d'estate, e ne ricordammo
immediatamente la fragranza che si mescolava lenta agli odori delle piante
aromatiche del giardino quasi dubitando di sé stessa e della propria audacia.
Riapparvero davanti ai nostri occhi i volti di roccia e di vento dei vecchi del
paese, tutti nostri amici, e riascoltammo con immenso piacere le loro storie che
parlavano dei tempi della guerra ed anche ogni loro predizione sui nostri
futuri, fatevi forza, ci dicevano stringendoci le mani, non avrete una vita
difficile ma neanche facile, guardate sempre verso ovest quando sarete per
litigare con qualcuno, fate attenzione alle vostre passioni perché vi
accorgerete che c'è sempre il modo per sbagliare, siate sempre sinceri ma
mentite ogni volta che qualcuno ve lo chiede, ricordatevi ogni tanto di noi
quando sarà passato il tempo perché vi potrebbe far piacere. Avevano ragione.
Riconoscemmo il campo da gioco che ci vide fanciulli inseguire un pallone, lo
vedemmo allora, sfolgorante e nuovo costruito apposta per noi, e lo vedemmo
tanti anni dopo con il prato ridotto a sterpaglia e la porta con i pali
rugginosi e la rete strappata senza più figli su questo pezzetto d'isola ai
quali interessasse.
Rivedemmo i nostri errori ed i nostri colpi di genio, le sere tristi d'autunno e
la smodata felicità delle notti di luna piena, il giorno in cui la baciammo la
prima volta e l'ultimo incrocio delle nostre vite che fu naturalmente un addio,
le fontane dei campeggi liberi a ventanni, i concerti rock sulla costa, i nostri
viaggi a Parigi, vedemmo tutto il mondo delle nostre lusinghe, dei giuramenti di
fedeltà e dei tradimenti e nello stesso tempo fu come vedere la vita di
qualsiasi altro al mondo se si eccettua l'unica differenza del riflesso del mare
negli occhi di chi amammo e che ci amò e che, forse contrariamente ad ogni
logica, trascorse insieme a noi il tempo di questa nostra esistenza.
Quando la proiezione terminò rimase per qualche interminabile secondo solo il
rumore del mare e della pellicola ronzante nel proiettore non ancora spento.
Quando finalmente si accesero le luci ci togliemmo i plaid dalle ginocchia e li
avvolgemmo intorno ai bambini che cominciavano ad avere sonno, prendemmo poi in
braccio i più piccoli e ci avviammo verso il bar del cinema con la scusa che
avevamo sete, ma non era vero.
Non era possibile che tutto si potesse risolvere così. Oramai eravamo divenuti
esperti di cinema e sapevamo bene che non c'era alcuna opera, anche
dichiaratamente documentaria, che potesse essere del tutto oggettiva. Bastavano
infatti alcune sapienti inquadrature oppure un accurato lavoro di montaggio
perché sequenze in sé apparentemente documentaristiche si trasformassero in
un'opera di finzione. Solo che non eravamo del tutto convinti che questo fosse
il caso.
Era anche vero però che la notte porta consiglio e così decidemmo di rimandare
al giorno seguente un'analisi compiuta di questo avvenimento che ci era piombato
all'improvviso fra capo e collo. Così, facendo quasi finta di niente, prendemmo
le nostre carrozzine con i bambini già addormentati e ce ne tornammo a casa,
l'indomani avremmo appurato la verità.
La sera del giorno seguente ci ritrovammo al bar. Nell'ordine del giorno della
discussione il primo punto da chiarire riguardava chi avesse mai realizzato
l'opera. Che si trattasse di autori vari come recitavano i titoli di testa era
un'ipotesi senz'altro da scartare, suggerita certamente dal realizzatore con
l'unico scopo di confonderci le idee. Ma del resto, scartata l'ipotesi di una
regia generalizzata, ciascuno di noi poteva essere l'autore o comunque non ci
vennero in mente altre possibilità. La discussione quindi si arenò e dopo aver
trascorso la prima ora affannandoci in una miriade di pazzesche ipotesi,
decidemmo di passare al punto successivo.
Dovevamo appurare in sostanza se si trattasse o no di un documentario. Per avere
la certezza su questa ipotesi era naturalmente necessaria una copia dell'opera
da visionare alla moviola. Appunto per questo ci eravamo recati la mattina di
buon ora presso l'ufficio comunale che si occupava della programmazione della
rassegna, ma ci attendeva una brutta sorpresa: la cassetta con il film era stata
già riconsegnata la sera precedente all'agenzia di noleggio e naturalmente non
esistevano copie. Avremmo potuto recarci dal noleggiatore a Portoferraio, se non
che una breve verifica stabilì che al numero telefonico che era stato lasciato
rispondeva una macelleria. Tutta la storia si faceva sempre più complessa ed
indecifrabile.
Senza la copia del film sottomano era difficile stabilire quante e quali
manipolazioni vi fossero state effettuate. Inoltre, il montaggio rapidissimo
rendeva quasi impossibile alla nostra memoria orizzontarsi pienamente in quella
babele di immagini e di scene, molte delle quali lunghe appena alcuni
fotogrammi. Le due possibilità quindi rimanevano entrambe valide, era possibile
che si trattasse di una costruzione totalmente artificiale e magari persino
frutto di elaborati effetti speciali, come del resto era altrettanto plausibile
che l'opera fosse soltanto il risultato del montaggio di scene effettivamente
veritiere. Delle due l'una, insomma, o Nicola se n'era realmente andato oppure
noi avevamo preso un colossale granchio. Capirete che
non si trattava di stabilire una cosa da poco.
Vista che anche l'analisi del montaggio si era rivelata infruttuosa per motivi
tecnici, decidemmo di rivolgere la nostra attenzione sulla struttura. In
apparenza l'opera era abbastanza lineare e di facile decifrazione, avrebbe
dovuto trattarsi infatti dello svolgimento di episodi tratti dall'esistenza
reale di alcune persone lungo l'arco delle loro vite. Solo che, abbastanza
frequentemente, le immagini relative alla gioventù erano affiancate a quelle
dell'oggi, quasi a voler dimostrare, provare, una continuità ineccepibile. Si
voleva insomma dimostrare strutturalmente l'assioma di base e cioè che si
trattava di un'opera girata realmente con metodo documentaristico su alcune
vite. Com'è evidente, quando si sente il bisogno di dimostrare, di
sottolineare, è anche possibile che ci si trovi in una posizione difficile che
sarebbe sostanzialmente quella dell'autore nel caso avesse costruito un accurato
falso. L'accostare le immagini dei volti di epoche diverse avrebbe poi potuto
favorire l'inserimento addirittura di alterazioni fittizie che in sostanza
sarebbero stati i fotogrammi con le riprese del volto di Nicola. Solo che con
l'analisi precedente non si spiega il mutamento negli anni del volto che ci
interessa né, soprattutto, l'ambientazione nella quale viene mostrato.
Sembrava proprio che non ci fosse niente da fare, si tornava sempre al punto di
partenza. Tutte le argomentazioni a favore o contro avevano anche una loro
opposizione complementare, speculare ed altrettanto valida.
Rischiavamo di fare mattina senza concludere assolutamente niente finché, con
un ultimo impeto d'orgoglio, trovammo la soluzione, unica, altisonante e
perfettamente ineccepibile.
Si trattava in sostanza di lasciar perdere tutto. Era ormai evidente che non
avremmo mai provato con certezza la veridicità o la falsità del documentario
e, se una verità fosse mai esistita, dovevamo cercarla da soli. L'unica
soluzione era quindi quella di continuare a narrare la nostra storia. Quando
saremmo arrivati alla fine avremmo finalmente saputo, del destino di Nicola, dei
nostri, dell'umore inspiegabile che ci ha sempre spinto ad adorare le maree.
E così, arrivati a questo punto, non ci resta che salutarvi perché forse vi
abbiamo stancati ma senza dubbio ci siamo annoiati noi. Auguriamo quindi buona
serata a tutti, buona visione a quelli che andranno al cinema, buon'amore a chi
sta vedendo un paio di mutandine volargli davanti in questo momento, buon sonno
a chi dovrà recarsi da qui a poco in ufficio, buon anno se questa è la notte
giusta, buon'attesa se lei o lui sono ora assolutamente irraggiungibili, buona
faccia contro il vento se adesso dalla vostra finestra sta entrando l'aria che
proviene da sud, buona lettura d'agosto se state per partire alla volta di
Baratti ed incontro a tutte le sue memorie di girasoli e pomodori, buon
carnevale se adesso siete vestiti da Arlecchino e, infine, buona partita serale
a tresette sia se i vostri anni sono pochi da contarli appena oppure così tanti
che a volte ci si stanca persino a ricordarli.